Renzo Bergamo pittore Europeo
La vita artistica di Renzo Bergamo attraversa tutto il secondo Novecento, di cui rispecchia gli snodi più controversi della ricerca figurativa, sempre inappagata, insoddisfatta e sempre pronta a mettersi in discussione. Nel 1947, quando l’Italia viveva l’esperienza del realismo, a soli 13 anni espose la sua produzione giovanile legata ad un figurativo criticamente interpretato.
Dopo gli anni sul Novecentismo, della Metafisica e dello spazialismo. Le due tensioni, come le chiamò Elio Vittoriani, riferendosi alla narrativa del Tempo, coinvolgevano tutte le espressioni artistiche, tanto che il giovane Bergamo le viveva epidermicamente, ma non drammaticamente perché la sua idea di pittura era basata sulla luce e sul colore, anche quando dipingeva un volto, un corpo di donna o un paesaggio. Negli anni 50 conobbe il trevisano Giovanni Comisso (1895-1969) scrittore attratto da esperienze diverse capaci di coniugare Occidente ed Oriente, che vantava già un sodalizio con de Pisis mostrando forte attrazione per la pittura. Comisso rimase affascinato dal mondo figurativo di Renzo Bergamo, anzi volle presentarne la personale che fu preparata a Castiglion della Pescaia, evidenziandone l’impeto della giovinezza che non si lasciava però travolgere dal disordine e dalla dispersione tipica di tanti artisti di quella generazione. Comisso ammirava la sua precisione, la costanza, lo studio del colore fino a definire la sua pittura “come un cielo sublimato dall’arte, colmi di trasparenze e di poesia. Grazie a Comisso Renzo Bergamo conobbe scrittori come Goffredo Parise, poeti come Andrea Zanzotto e registi come Giorgio Strehler. Da una lettera indirizzata a Bergamo da Comisso, del 10 novembre 1961, apprendo una notizia che forse nessuno conosce circa l’intenzione di Strehler di trarre un film dal romanzo Gioventù che muore di Comisso. Bergamo per circa un ventennio ha la possibilità di frequentare il gran regista triestino e di partecipare alle prove d’alcuni suoi memorabili spettacoli come Il Galileo, santa Giovanna dei Miracoli di Brecht, i giganti della Montagna di Pirandello e Il Giardino dei Ciliegi di Cechov. L’amicizia di Strehler coincide con il trasferimento di Bergamo a Milano, dopo alcuni anni d’erranza che lo avevano visto impegnato in Maremma ed in Svizzera, a New York ed in Francia dove presenta alcune mostre e collettive. Intanto il suo sguardo si orienta verso i Maestri Europei non nasconde il suo interesse per Paul Klee, ne interpreta le forme fantastiche, oltre che l’Universo dei segni; mostra curiosità nei confronti di Mondrian di cui ammira la scomposizione dello spazio e del colore. Il risultato di questi incontri ideali è una diversa visione della realtà, oltre che la percezione di una nuova emozione. Renzo Bergamo comincia a concepire le sue immagini pittoriche come zonature cromatiche mentre le costruzioni formali tendono a quell’astrattismo cosmico che diventerà una costante della sua pittura. A Milano, conosce Sciltian e Munari e. poi Dova, Piero Manzoni, Fontana: Scanavino di Munari ammira la ricerca sperimentale e la sintesi, di Manzoni apprezza l’avanguardismo iconoclasta, di Scanavino, Dova Fontana eredita l’esperienza spaziale. Quello che lo affascina maggiormente perché la sua ricerca andava orientandosi sempre più verso una visione cosmica, in una sorta di connubio tra arte e scienza. Tra energia estetica formale e dinamismo scientifico, vissuto con fantasia che trasforma un esperimento in un fenomeno d’arte. È proprio questa energia che lega Renzo Bergamo anche al dinamismo di Boccioni ed a quello coloristico di Balla; in questo senso le sue composizioni rispecchiano un itinerario che ha matrici italiane nel Futurismo, ma che si allarga verso le avanguardie Europee, in modo da stabilire una specie di dialogo con i grandi eretici della pittura, quelli che hanno scelto di lavorare sulla luce e sul colore.
2003