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Renzo Bergamo nasce il 2 novembre 1934 a Portogruaro. Grazie al padre, che riconosce in lui una spiccata dote artistica, espone le sue prime opere a soli 13 anni. Rimasto orfano ancora adolescente, instaura con lo scrittore Giovanni Comisso un rapporto molto stretto che durerà per sempre. Negli stessi anni comincia a frequentare la cerchia di intellettuali di quel “Veneto felice”, tra cui Andrea Zanzotto, Pier Paolo Pasolini, Mario Soldati e Gian Francesco Malipiero. La frequentazione di questi ambienti sarà determinante per la formazione della sua personalità artistica.
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Dopo aver vissuto e lavorato, sempre da autodidatta, a Parigi e a Zurigo, nel 1960 si stabilisce a Milano dove Comisso lo introduce ad esponenti del mondo culturale come Giorgio Strehler, Bruno Munari e Franco Grignani. Vive e lavora in via Madonnina, a due passi da quel Bar Giamaica dove con Lucio Fontana, Piero Manzoni, Gianni Dova , Emilio Scanavino, Cesare Peverelli e Roberto Crippa, discute delle forme concettuali dell’arte. In questi anni la sua pittura si orienta verso la ricerca che diventerà la sua costante intellettuale, affascinato dalle scienze e dalla matematica, Renzo Bergamo definisce un mondo che anticipa immagini e concetti dinamici come le esplosioni cosmiche, gli scontri tra particelle, le trasformazioni della materia, la genesi delle galassie, la biogenesi delle cellule.
Tra campi gravitazionali, atomi e galassie Renzo Bergamo descrive la forza delle esplosioni cosmiche, immagina una sua personale grammatica delle origini del mondo, riuscendo a rappresentare nelle sue tele l'infinitamente grande dell’universo e l'infinitamente piccolo dell’atomo. A metà degli anni Sessanta la sua carriera compie un passo significativo: le sue opere vengono esposte a New York in una collettiva dal titolo “Avanguardia italiana”, patrocinata dal Ministero degli Esteri e promossa dal Comune di Milano.
Agli inizi degli anni Settanta, con altri artisti e intellettuali, partecipa alla formazione di un movimento che prenderà il nome di Astrarte, dove si discute sul rapporto tra arte e scienza. Il gruppo viene presentato nel 1979 in una mostra dedicata alle avanguardie del Novecento: Futurismo - Spazialismo – Astrarte. Nel 1980 Bergamo sente la necessità di staccarsi dal gruppo e matura l’idea che esporre sia divenuta un’operazione puramente commerciale. Si ritira così definitivamente dal circuito pubblico. Nonostante ciò non abbandona la pittura e continua a produrre destinando le sue opere a un selezionato collezionismo privato.
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Agli inizi degli anni ottanta, cinquantenne, sente la necessità di trasferirsi in Sardegna, alla ricerca di una vita a contatto con la natura. Qui prosegue la sua sperimentazione pittorica in un contesto ambientale ricco di luce e colori , sperimenta una serie di opere sul tema del caos, indagando il colore che sta dietro e dentro la materia.
Scrive ed esegue al pianoforte musiche che tradurrà in immagini, in estrema libertà, dedicandosi a quella che chiama la ricerca di una "sincerità di pensiero” esente da contaminazioni. La sua pittura è impossibile da imprigionare: passa dall’acrilico all’olio, dall’acquarello alla china dalla matita al pastello, mescolando materiali e tecniche, pur prediligendo l’uso del pastello. Sperimenta in continuazione, attingendo da qualsiasi cosa e in particolare da un’attenta osservazione di quello che lo circonda, alla ricerca continua dell’essenza della vita.
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Nel 2000 ha inizio una nuova fase della sua evoluzione artistica da lui stesso definita “Archeologia Cosmica”. affascinato dal fenomeno della radioattività sperimenta un nuovo linguaggio fatto di segni. Nel 2004 muore improvvisamente.
Qualche giorno prima della sua morte, alle domande di una giovane artista che frequentava il suo studio risponde. risponde: "Per fare l’artista ci vuole grande amore, grande forza di volontà, grande coraggio e sincerità. L’Arte insegna il coraggio di osare".