Il bambino generato dalla materia

Ricordate Attorno alla Luna (1870) di Jules Verne? Un proiettile con a bordo degli esploratori è stato sparato “nell’anno 186...” dalla superficie della Terra verso il nostro satellite, che i nostri eroi contemplano da vicino grazie agli oblò di cui è corredata questa primitiva astronave. Durante questa strana odissea, due di loro, l’ingegner Barbicane e il capitano Nicholl, discutono animatamente se il proiettile debba seguire un’orbita parabolica piuttosto che iperbolica e, mentre reciprocamente si scambiano “spiegazioni zeppe di x”, il terzo personaggio, “l’avventuriero” Michel Ardan, letteralmente rabbrividisce, perché non capisce nulla di matematica. Intanto gli avversari si riconciliano, quando scoprono che il proiettile descrive un’orbita intorno alla Luna che sarà “necessariamente” di tipo ellittico. I due teorici rendono così omaggio ai grandi dell’astronomia moderna – da Copernico e Galileo a Keplero e Newton, per non dire del grande teorico della meccanica celeste Henri Poincaré –, ma intanto cercano di ritoccare la traiettoria dell’abitacolo con qualche piccola perturbazione, in modo di impedire al proiettile di diventare a sua volta un satellite della Luna, ove resterebbero perpetuamente prigionieri. I nostri, proprio grazie a quel po’di x che fanno inorridire il pratico Ardan, ce la faranno e riusciranno a tornare incolumi sulla Terra. Renzo Bergamo è stato un artista di grande potenza rappresentativa, che ha cercato in tutta la sua generosa attività di dare forma visibile non alle cose così come ci appaiono nella percezione quotidiana e nemmeno ai demoni della propria interiorità, ma alle componenti del mondo esplorato dalla scienza nostra contemporanea: particelle elementari, atomi, molecole, ma anche pianeti, stelle e galassie – donando così una forma miracoli sono “oggetti di conoscenza”. Il Caos che l’affascinava non era però – per dirla con le parole del filosofo Martin Heidegger – “selvaggio disordine”, bensì “l’in soggiogabile ricchezza del divenire”. È proprio vero, per citare un altro filosofo, Karl Popper, che ogni buona filosofia è “anzitutto cosmologia”; la filosofia di Bergamo non è solo contenuta in alcune sue lapidarie dichiarazioni, ma anche (e soprattutto) nella sua arte, dove appunto le frasi sono quegli indimenticabili intrichi di linee e contrasti di colore. D’altra parte, Renzo non andava in cerca dell’interiorità celata nell’animo dell’artista e nemmeno di valori estetici fi ni a sé stessi, bensì delle idee di fondo che possono legare insieme speculazione fisica e rappresentazione pittorica. “La luce è la scrittura dell’Universo”, amava ripetere, forse senza nemmeno curarsi del fatto che riprendeva così il grande tema per cui “Tutte le cose sono luce”. Un tema che era stato caro ai pensatori del cosiddetto oscuro Medioevo: dall’irlandese Giovanni Scoto Eriugena a Roberto di Lincoln detto il Grossatesta. Ma anche un motivo che riaffiora prepotentemente nel Novecento in teorie fisiche come quelle di Einstein o nei versi apparentemente frammentari degli ultimi Cantos di Ezra Pound. È stato detto che Bergamo perseguiva la rappresentazione del mito di una nuova scienza, che ha sottoposto a tensione le nozioni del senso comune fi no a portarle oltre l’immaginazione. Ma non si deve dimenticare che nel greco di Omero mito voleva dire parola vera e che era non al possesso ma alla ricerca ininterrotta della verità che mirava questo artista, che amava definirsi “figlio della galassia” ma anche “bambino generato dalla materia”.

2o13

Giulio Giorello

Filosofo, storico della scienza, matematico ed epistemologo italiano

Indietro
Indietro

Renzo Bergamo, figlio della galassia

Avanti
Avanti

Presentazione catalogo mostra Atomo-Luce-Energia