Sulla pittura di Renzo Bergamo
Mondi possibili
È in un qualche senso possibile ogni Universo che sia compatibile con le leggi della fisica, variando naturalmente le costanti fondamentali. Variando anche di poco le costanti fondamentali, cambia la fisica sottostante e quindi possono venir fuori degli Universi completamente diversi dal nostro.
In alcuni di questi, probabilmente, si riprodurranno gli ammassi, le stelle, i pianeti, forse la vita; magari c’è una persona più o meno simile a me che sta raccontando le stesse cose su un pittore bravo come Renzo Bergamo, ma in molti altri Universi questo non avviene, non ci saranno nemmeno le stelle e le galassie, non saranno universi ospitali per la vita, e magari saranno universi molto brevi destinati al collasso in modo brusco e drammatico, quasi degli aborti di Universo. Questa enorme pluralità è oggi pensabile dal punto di vista di un fisico, anzi, è diventata lo scenario di base di una teoria che non a caso si chiama inflazione caotica eterna, elaborata da alcuni grandi fisici come Andrej Linde, Alexander Vilenkin e molti altri. Naturalmente non è fisica nel senso di fissione o fusione nucleare, non è fisica nel senso di fisica dei solidi. È piuttosto una grande immaginazione del mondo fisico che ci permette anche di rispondere a domande come “cosa c’era prima del Big Bang?”, “cosa c’era prima dell’Inizio?”. C’era un altro Universo da cui noi siamo in un qualche modo gemmati in un processo di inflazione caotica. Renzo Bergamo e la pittura La cosa che colpisce, ovvero che ha colpito me a prima vista nelle opere di Renzo Bergamo, è la potenza della rappresentazione, la capacità di rendere una situazione - anche complessa - con pochi tratti, in una meravigliosa sintesi semplice, e questo mi sembra il tratto comune che c’è - al di là delle contaminazioni reciproche che possono esserci o non esserci - tra una rappresentazione artistica di un certo tipo ed un modello scientifico. In questo senso il tratto di Bergamo è uno di quei tratti che sa rendere situazioni che noi siamo portati a riconoscere, ad esempio, in alcune lastre della fisica atomica, oppure quando vediamo una “fotografia” di uno stato più antico dell’Universo rispetto a quello in cui noi siamo collocati come spettatori coscienti. Questo è un elemento potente, è un elemento che, appunto, unisce campi diversi con grande capacità espressiva; è quel tipo di espressione che c’è in Leonardo da Vinci, quando lo stesso tratto circolare rappresenta sia i riccioli di una donna che il gorgo di un’acqua, per esempio. Questo tratto secondo me è quello di un’arte che è profondamente compenetrata con la realtà, e mi sembra uno degli aspetti più entusiasmanti di Bergamo.
Luce
Quando penso alla Luce, penso all’energia ed in qualche modo alla Creazione. Mi viene in mente naturalmente, la formula di Einstein che collega così bene Energia e Massa, E=mc2.
Penso a quella grande tradizione di pensiero che, prima di Einstein, attraversa molto del nostro occidente per la quale è “la Luce all’origine di tutte le cose” come diceva il grande filosofo irlandese Giovanni Scoto, o come ribadiva Roberto di Lincoln detto Il Grossatesta per cui attraverso la Luce, Dio crea il mondo, cioè la Luce diventa il linguaggio di Dio nella creazione del mondo. E ritrovo questo, poi, nella lezione della fisica contemporanea
Passato Presente Futuro
Il tempo, come nostra continua invenzione - avrebbe detto Bergamo se non vado errando - per un fisico, o almeno per un certo tipo di fisica, più che un qualcosa che scorre, dobbiamo pensarlo come una dimensione quasi di tipo spaziale, per cui il futuro ed il passato sono là da qualche parte, e questa è la concezione del tempo che noi abbiamo ereditato dalla Relatività di Einstein, sia ristretta che generale. Quella generale è anche interessante, perché questa struttura spazio-temporale ha una geometria piuttosto bizzarra ed affascinante. “Dove vanno le linee quando sono curve?” dice Bergamo, ed a me viene in mente la battuta secondo la quale la materia dice allo spazio-tempo di Einstein e di Mickovski come debba incurvarsi. Viceversa l’incurvarsi dello spazio-tempo rivela la presenza della materia. Ed è in questa concezione cosmologica che, secondo me, occorre ripensare il tempo. Certo, questo può sembrare un esercizio astratto rispetto alla percezione del tempo che noi abbiamo nella vita quotidiana quando quello che è passato ci sembra irrimediabilmente perduto, ed il futuro è ricco di mille possibilità perché non è ancora precipitato nel presente. Questo riferimento che noi facciamo continuamente ad un universo fisico, però, è importante, perché la dimensione estetica ed etica della nostra esperienza non può prescindere da quello che io chiamerei un’intuizione cosmologica, e forse ogni buona arte come ogni buona filosofia è prima di tutto cosmologia.
2007