Quell'incontro mentale tra Scienza a Arte

Che cosa sia l’arte è sempre stato dibattuto. Certamente uno dei doni principali che l’arte ci offre, è la finzione, nel senso etimologico del termine: “simulare” o “dissimulare”; offrire dunque una visione della realtà deformata, plasmata. L’artista, in questa accezione, è un demiurgo che sceglie il mondo da modellare e come modellarlo. Da parte sua la scienza nasce e si attesta con una funzione prettamente conoscitiva. Delega piuttosto la funzione strumentale alla tecnologia, quella demiurgica alla politica e all’economia. Colpisce, allora, in Renzo Bergamo, la tensione a riprodurre la propria visione del cosmo con forme, colori, strutture che saranno poi confermate nei decenni successivi da telescopi come il Telescopio Spaziale Hubble, che hanno modificato l’immaginario popolare e la rappresentazione scientifica dell’universo. Non ha particolare interesse, a mio avviso, stabilire quanto si assomiglino le forme immaginate da Bergamo e le strutture osservate in luoghi dell’universo più o meno remoti. L’universo, nella sua finita vastità, ci offre una varietà zoologica di galassie e nebulose che certamente ne troveremo una che assomiglia, a meno di uno sbuffo di gas e polveri, a quel certo quadro piuttosto che a un altro. La cosa interessante, dal punto di vista di un astrofisico, è quell’incontro tutto mentale tra un universo reale, astronomico, e l’universo immaginato dall’artista. Un incontro che fiorisce in una creazione del tutto plausibile. E che fa sorgere la domanda, il dubbio di sempre: chi immagina che cosa? E dove si ferma la catena? Studiamo, noi astronomi, l’universo reale o l’universo immaginato da un Renzo Bergamo, nel quale ha operato un Renzo Bergamo a sua volta immaginato? Scriveva lo scrittore argentino Borges, principe delle illusioni fantastiche: “Non ti sei destato alla veglia ma ad un sogno precedente. Questo sogno è dentro un altro, e così all'infinito, che è il numero dei granelli di sabbia. La strada che dovrai percorrere all'indietro è interminabile e morrai prima di esserti veramente destato” (da La scrittura del Dio). Allo stesso modo, di fronte a un quadro di Renzo Bergamo che raffigura una nebulosa o una galassia, viene il sospetto che, guardando meglio, potrei identificare – io che sto osservando il quadro in questo momento- proprio là, sulla destra, in quella baruffa di colore, un pianeta simile al nostro e, guardando ancora meglio, un Sandrelli forse, intento ora a osservare il mio occhio che lo sta osservando.

2010

Stefano Sandrelli

Tecnologo dell'Inaf presso l’Osservatorio Astronomico di Brera, dirige l'Office of Astronomy for Education Center Italy dell'International Astronomical Union

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Il cosmo utopico di Renzo Bergamo

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Visioni del cosmo in forma pittorica